Protezione Civile o Speculazione Incivile?
Il caso Bertolaso? “E’ certamente singolare la tempistica. Guido Bertolaso è conosciuto per l’efficienza dei suoi interventi. Pensiamo alla ricostruzione in Abruzzo dove, senza mettere tasse, le case, case vere, sono state consegnate alla popolazione. Ed anche in tutte le altre vicende in cui Bertolaso è intervenuto ci sono stati sempre risultati efficienti”. Così il capogruppo al Senato del Popolo della Libertà, Maurizio Gasparri. “Ora, però, credo che si debba fare un accertamento rapido, che sia compatibile anche con le necessità della nostra Protezione civile, che non può rimanere sulla graticola a lungo. Si farebbe un danno alla sicurezza del Paese.”
Dichiarazioni rilasciate da Maurizio Gasparri (PDL)
Intervista a Federico D’Orazio
Nell’occhio del ciclone per gli appalti al G8 fantasma della Maddalena, qualche giorno fa Guido Bertolaso ha riferito in Senato in merito al dibattito che riguarda, fra l’altro, la conversione del Decreto Legge che crea la contestata Protezione Civile Servizi SpA. E ha parlato dell’Aquila in toni trionfalistici, facendo dichiarazioni smentite dai dati ufficiali della stessa Protezione Civile.
Dalla trascrizione stenografica dell’intervento in aula, nel corso della Seduta 327 del 3 febbraio 2010):
“Avrete sicuramente visto quale incredibile lavoro abbiamo realizzato, costruendo le case antisismiche in 80-90 giorni, in 19 aree della città dell’Aquila, dando così la possibilità di entrare in una casa a oltre 18.000 aquilani che l’avevano completamente persa.”
Ora. Il Capo Dipartimento della Protezione Civile Bertolaso Guido, fa confusione con i numeri. Oppure ricorda male. Qualche malpensante, potrebbe pensare che menta. Perché, secondo i dati ufficiali della Protezione Civile (fermi al 29 gennaio), gli aquilani entrati nelle case del piano C.A.S.E. e nei Moduli Abitativi Provvisori sono 12.803. Nei M.A.P. sono 2.831 (e fra di essi, ci sono i M.A.P. di San Demetrio e Onna, per esempio. Costruiti dalla Provincia Autonoma di Trento).
Siamo ancora lontani dai 18.000 promessi. Che, per inciso, secondo le varie promesse avrebbero dovuto essere alloggiati prima entro settembre (erano poco più di 4.000), poi entro novembre.
E come dimenticare dei 10mila ancora assistiti fra alberghi (6.462), appartamenti sulla costa abruzzese (2.376) e caserme (1.191)?
Sulle tempistiche, poi, la memoria del Commissario straordinario per l’emergenza terremoto Bertolaso Guido fa acqua. I primi due cantieri, infatti, sono stati aperti ufficialmente all’Aquila (Bazzano e Cese) l’8 giugno. La consegna delle case, al 3 febbraio, giorno delle dichiarazioni di Bertolaso in Senato, non è ancora ultimata (come dimostra il report sui lavori del 1 febbraio).
I mesi sono 7, i giorni 210. Non 80-90.
Poi, c’è la questione economica. Il Commissario Straordinario per la Presidenza del G8 del 2009, Bertolaso Guido, rivendica, nel corso della sua relazione al Senato, sempre a proposito del piano C.A.S.E.:
“Questo lavoro lo abbiamo fatto al nostro interno, facendo risparmiare allo Stato i costi del general contractor, che sarebbero stati pari a 110 milioni di euro. Facendo il lavoro al nostro interno, con un team di ingegneri e architetti, abbiamo risparmiato questa somma”.
Mancando un consuntivo sulle spese del fondo Protezione Civile per l’Emergenza Abruzzo, questo risparmio non è verificabile. Nè confrontabile con altre soluzioni di gestione dell’emergenza, scartate aprioristicamente. Bisogna fidarsi. Ma come si fa a fidarsi, alla luce di quanto sopra e degli arresti seguiti alle indagini sugli appalti alla Maddalena? E’ lecito, quindi, chiedersi cosa accadrà, quando, per esempio, la Corte dei Conti comincerà a pronunciar pareri sulle spese per il trasferimento del G8 all’Aquila, per la gestione dell’emergenza Abruzzo, per il piano C.A.S.E.?
Alberto Puliafito
Maddalena: gli sprechi del non G8
Inchiesta di Paolo Berizzi e Fabio Tonacci
Repubblica.it
Meditate gente, ma sopratutto:RICORDATE!
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Continenti e uomini alla deriva
C’era una volta, milioni di anni fa, Pangea.
I continenti si toccavano.
L’uomo non c’era ancora, forse per questo i continenti non ci trovavano nulla di strano nello stare così vicini l’uno con l’altro.
E nel bel mezzo di Pangea c’era una volta un isola.
A dire il vero c’è tuttora.
Prima, quando c’era Pangea, l’isola non era proprio un isola.
O forse si…noi possiamo solo immaginare come si presentava, magari con delle sembianze leggermente diverse, non da isola quale la conosciamo oggi, dato che era circondata da un ammasso di continenti ben più grandi e grossi di lei.
Poi ci fu la deriva dei continenti, e trovatasi libera in mare aperto, l’isola iniziò a prendere la forma di una zattera, e a muoversi come tale, così dicono i geologi, per sentito dire ovviamente, perché allora non c’erano nemmeno i geologi.
Fin dall’inizio l’isola rimase piuttosto indecisa sul da farsi: spinta da una parte dal desiderio di gettare le ancore e stabilirsi ai Caraibi, e dall’altra di mollare tutto e andarsene in giro per il mondo.
Un tira e molle costante.
Poi arrivò l’uomo.
L’isola non si era ancora decisa sul da farsi (non lo è tuttora!) e all’uomo non faceva certo molto piacere tutto quel movimento che continuò nel corso dei secoli. Comunque, isola e uomo seguivano il loro destino e andavano insieme alla deriva dietro ai continenti.
Poi arrivò un altro genere d’uomo, all’inizio con delle caravelle, e gli Haitiani, che ancora non sapevano di chiamarsi così, si meravigliarono nel vedere tanti uomini arrivare a bordo di quelle che, stando ai futuri geologi, dovevano essere zattere, così piccole e per giunta di legno.
E sicuramente si saranno chiesti 1: quelle tre zattere si muovevano tanto come la loro? e 2: chi cazzo erano questi geologi?
Arrivarono altri uomini, sempre più numerosi, con delle armi, che portavano altri uomini neri con le catene, ed altri ancora che cantavano la Marsigliese, poi altri a stelle e strisce. Una catastrofe dopo l’altra.
E così via in un susseguirsi di arrivi di uomini che fecero diventare l’isola quella che conosciamo oggi, o forse sarebbe più opportuno dire, quella che conoscevamo prima del 12 Gennaio.
“Solo negli ultimi 500 anni nell’area si erano già verificati 12 terremoti più violenti dell’attuale, superando i 7,5 gradi della scala Richter.”
fonte Corriere della Sera
Anche questo per sentito dire perché ovviamente 500 anni fa non c’erano ne il Corriere della Sera, ne tanto meno Richter con la sua scala.
Sarà per quello che noi preferiamo consultare il signor Mercalli ed altri corrieri…
Ad ogni modo, torniamo alla nostra isola.
Come vi ho già anticipato involontariamente, che non si fa in una storia, ma tanto sapete già come va a finire, il 12 Gennaio 2010 ci fu un terribile terremoto.
Il numero delle vittime fu stimato attorno alle 140.000 ma sembrava destinato ad aumentare.
Pur vivendo sparsi su 5 diversi continenti, che era anche il vero motivo per il quale i continenti stessi continuavano ad andare alla deriva, gli uomini, in una situazione d’emergenza come questa, tentarono di riavvicinarli simbolicamente.
Qualche uomo a dire il vero, aveva già provato a riavvicinare i continenti, non solo quando accadeva una catastrofe, ma il più delle volte ogni sforzo risultava vano: c’erano troppi problemi di diversità, religione, economia, colore della pelle…un disastro!
Comunque dopo il terremoto, alcuni uomini arrivarono ed iniziarono ad aiutare, a cercare di riavvicinare i continenti in modo concreto, forse…noi non eravamo li. Magari ci servirebbe un testimone oculare ogni tanto per non basare questa storia su un mucchio di “per sentito dire”…
Purtroppo ci furono anche degli uomini che fecero finta di essere dispiaciuti, e malgrado non gliene fregasse molto del disastro, per fare bella figura nei confronti dell’umanità o per speculare sulla futura ricostruzione di Haiti, si mostrarono dispiaciuti ed andarono sull’isola a portare soccorsi…o ce li mandarono.
Insomma, sull’isola ci fu un via vai di uomini in quei giorni successivi al terremoto. Molti uomini buoni e molti no.
Quasi come all’epoca delle caravelle, delle armi, delle stelle e delle strisce; in fondo si trattava degli stessi uomini che tornavano dopo anni di lontananza ed indifferenza, riportati li solo dalla pietà o dagli interessi.
Beh, quelli erano altri tempi!
Altre catastrofi!
Visto che parliamo di catastrofi continuiamo con la nostra storia perché ne stava per arrivare un altra.
Uno altro uomo giunse sull’isola.
Uno reduce dall’aver dimostrato la sua totale inefficacia, incompetenza e scarsa professionalità, nonché una palese cattiva gestione delle risorse in una situazione di emergenza simile accaduta mesi prima, ma in un altro paese, in un altro continente, una penisola dalla vaga forma di stivale, così dicevano gli astronauti, prima che ne potessimo avere la conferma poi con google earth.
Quest’uomo appena arrivato ad Haiti, criticò l’operato di chi già stava li ad aiutare, dicendo che si sarebbe potuto fare di più e meglio. Si può sempre fare di più o di meglio, non c’è dubbio…ma…da che pulpito veniva la predica!?
Proprio quell’uomo che di “Isolati” ne aveva creati tanti? Lasciati in tende fredde e umide per mesi…
E li non c’erano tutte quelle vittime, e gli uomini parlavano pure la sua stessa lingua; possibile che non si fossero capiti?
Un uomo con 4 medaglie, 3 lauree honoris causa, cavaliere della repubblica, cittadinanze onorarie e…la spazzatura? E i castelli di sabbia? Impregilo?
Gli uomini dell’isola non potevano certo sapere a cosa andavano incontro, ma anche se avessero saputo cosa mai avrebbero dovuto fare? Più disperati di così!
Ed ecco che l’uomo di Haiti, quello che non aveva un lavoro e nessuna ricchezza, quello che sopravviveva a stento, quello che veniva chiamato da mezzo mondo sciacallo perché aveva fame, quello che non aveva nessun potere decisionale nemmeno a casa propria, anzi! Che ora non aveva più una casa propria ed in moltissimi casi più nemmeno una famiglia, quell’uomo non ebbe altra scelta che continuare ad andare alla deriva seguendo i continenti, proprio come l’isola con la quale aveva da sempre condiviso il proprio destino.
Questo per quelli che non morirono prima.
C’era una volta Pangea.
Poi i continenti andarono alla deriva.
E noi con loro, guidati dall’indifferenza e dal loro moto, lento ed inesorabile.
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