Domenica sera si è conclusa la prima parte del viaggio.
700 km, quasi un mese.
Sono tornato a casa con Francesca che è venuta a camminare con me durante lo scorso weekend, in quelli che sono i suoi posti, da Lucca a Seravezza e da Seravezza ad Avenza, visitando poi i dintorni in auto domenica mattina prima di tornare.
Ripartirò da dove ho lasciato, una pausa era comunque prevista.
Non era prevista così presto ma dato che ho necessità di ricaricare le pile, riorganizzarmi, rifocillarmi, recuperare una macchina fotografica per sostituire quella che s’è rotta e sopratutto pensare qualche giorno da fermo e aggiornare un po il blog e il cervello con più calma, ho approfittato di un passaggio a casa.
Non è così facile come sembra, anzi…faccio fatica a vedermi fermo!
Non ho un obbiettivo da raggiungere, non c’è un paesaggio che scorre lento attorno a me, in casa non picchia il sole e non ci piove (menomale per la casa) e non incontro persone e cani sconosciuti.
Non devo guadare fiumi o scavalcare rovi o filo spinato, o recinti inaspettati…non devo chiedere direzioni, non devo sperare nel prossimo bar per fare colazione, guardare dietro la curva per vedere se arriva un tir o se c’è un castello con un prato verde smeraldo attorno o un mulino a vento o la solita casa cantoniera.
Non sento il rumore delle motoseghe, il crepitio dei rami d’ulivo che bruciano, la scarpa sinistra che cigola quando fa caldo, i due solchi che mi scavano le spalle per il peso dello zaino.
Mi ci ero abituato.
A svegliarmi, smontare la tenda e scaldarmi le mani con ogni espediente possibile, e poi via verso la prossima tappa, verso la prossima curva, il prossimo spuntino al margine della strada, il pisolino sul prato prima di riprendere, la chiacchierata con la sciura di turno che mi chiede chi me lo fa fare di camminare con tutto quel peso.
A casa si sta fermi, immobili sul divano.
E anche se esci sembra tutto immobile, tutto già visto…sai già cosa c’è dietro la curva, sai dov’è il bar più vicino e da che parte si va per il lago e dove ripararti se piove.
Però avevo bisogno di una pausa paìna…mi riorganizzo veloce e riparto, non preoccupatevi.
E poi devo postare tutto quello che ho scritto sul diario…mannaggia…pensavo davvero fosse più facile aggiornare un blog…ma io sono testardo, e non mollo!
Da qui in avanti cercherò di migliorare l’organizzazione della mia giornata tipo: tappe più brevi, più tempo per godersi i posti visitati e per aggiornarvi più spesso di quanto abbia fatto finora.
Ma la pausa paìna ci voleva proprio…anzi…ora ne faccio una vera!
Ciao Alberto ! eh sì dai, te la sei meritata questa pausa paina ! non vedo l’ora di leggere i tuoi racconti … ma già da queste prime parole si capisce che ormai il viaggio è entrato dentro di te .
un abbraccio . Sara .